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Metafile di: Il barbone
data 1999-07-15
autore Gianfranco Novo
titolo Il barbone
genere Emozioni
contatore 889
Il barbone
Qualche anno fa avevo preso l'abitudine di passeggiare lungo il fiume: ciò mi rilassava e disponeva il mio spirito alla benevolenza.
Nel breve tratto che va fra la strada e l'acqua, l'amministrazione comunale aveva fatto piantare alcuni alberi e sotto uno di questi trovavo spesso un vecchio barbone che lo aveva eletto a sua dimora estiva.

Una mattina, dopo aver fatto colazione al bar vicino, pensai di portare qualcosa da mangiare anche a lui.
Questi, un po' stupito, prese il cibo che gli offrivo, ringraziò timidamente e lo consumò, in silenzio ma con evidente piacere.

La cosa mi commosse, così ripetei quel gesto nei giorni che seguirono e, gradualmente diventammo amici.
Per una forma di rispetto non feci mai domande sul suo privato, anche se ero fortemente curioso di conoscere la sua vita, ero convinto però che, una volta o l'altra, me l'avrebbe raccontata spontaneamente.

Ma non fu così.

Allora, un giorno, presi coraggio e gli chiesi: - Perchè non mi racconti la tua storia? -
Lui rimase un attimo in silenzio, poi con un sorriso triste mi disse: - Non ti racconterò la mia storia, ma una... beh, chiamiamola la storia di Lucia e Antonio. -

E cominciò il racconto.

Lucia, una ragazza di quindici anni, dolce e remissiva, è la cameriera personale di Francesca.
Francesca è sposata, ma durante la lettura di un libro, s'innamora di Paolo e ne diventa l'amante.
La loro passione è così forte e travolgente, che commuove Dante, e gli fa scrivere una delle più belle pagine della sua Commedia.


Lucia s'innamora di Antonio, il garzone dello stalliere del marito di Francesca: s'incontrano per caso in cortile, si guardano, si sorridono e la parte fisica del loro amore finisce lì.
Poco dopo Antonio, promosso stalliere, viene mandato in un altro castello, dove passerà il resto della sua vita ignorato da tutti: più vicino ai cavalli che agli uomini.

Solo un raggio di luce rimarrà in lui: il ricordo del sorriso di Lucia.

Lucia si sposa con un giovane del borgo, un uomo incolore, avrà quattro figli, il suo corpo vinto dalla fatica e dalle gravidanze, si sformerà, il suo viso perderà la dolcezza dei quindici anni e diventerà inespressivo.

Solo un raggio di luce rimarro in lei: il ricordo del sorriso di Antonio.

Dopo la loro morte finiscono fra gli ignavi, ma Dante non li vede: sia perché, il prezioso ricordo è ben nascosto nella loro mente, sia perché, mal consigliato, il Poeta non si degna di guardarli.

A questo punto il vecchio si scuote come se, raccontandola, avesse vissuto personalmente tutta la storia, poi mi guarda col suo sorriso triste e continua:


- Come faccio io a sapere tutto ciò? Semplice, io sono Antonio.
Ti ho convinto? No? Hai ragione.
In realtà io sono il marito di Lucia, l'uomo incolore senza nome e senza storia, sono uno dei suoi figli, del tutto simili a lui.
Sono uno dei miliardi di uomini, la cui storia non è mai stata raccontata.

Fra noi ignavi, con cenni e sussurri, nascono racconti straordinari, tanti da riempire centinaia di volumi, che non saranno mai scritti.
Nella mia dimora d'inverno ho conosciuto uno che sapeva narrare in silenzio, convinto com'era, che le storie più belle non dovessero essere raccontate, ma solo ascoltate.

E così dev'essere, perché la storia di Antonio e Lucia, l'ho sentita narrare da te. -


Non capii l'ultima frase, ma nei giorni che seguirono mi rimase nella mente come un tarlo, poi una volta, quasi preso da un'illuminazione, gli chiesi:
- Perché non mi racconti la storia del violinista? -

Lui ci pensà un attimo, poi, col suo solito sorriso, comincia:
- Era un grande maestro, un virtuoso, ma era anche molto superbo, non aveva rispetto per nessuno, neppure per suo padre... e se vai nella città di... in un piccolo giardino, puoi ancora vedere un violinista suonare davanti ad una panchina vuota, dove, tempo addietro, sedeva un vecchio pensionato. -

E così, ogni giorno, lui mi raccontò una storia nuova, diversa, affascinante, poi coi primi freddi non lo vidi più.

Padova 15-07-1999.

Gianfranco Novo




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